Pochi istanti fa
ho aperto la nuova cartella per
il mese di Aprile 2025.
Prima di farlo,
il mio sguardo è caduto su quella di Aprile 2024.
Un anno fa esatto.
Ho sorriso.
Non solo per il tempo che è volato,
ma per il cammino fatto da allora.
Ricordo bene quanto fosse complicato,
all’inizio, trovare il modo giusto
per cominciare.
Non era tanto la scrittura in sé a spaventarmi,
ma come iniziare.
Sentivo il bisogno di comunicare,
ma non avevo ancora trovato
la mia chiave.
Così iniziavo con un semplice
"Ciao",
come per rompere il ghiaccio tra me e la pagina.
Un modo per accorciare la distanza
tra il pensiero e
l’inchiostro digitale.
I primi tempi sembrava
di ripetere sempre le stesse cose,
come un mantra poco convinto.
Seguivo i suggerimenti
di content creator, di coach, di esperti
che parlavano
di gratitudine,routine e diario del benessere.
Ma non erano le mie parole.
Non era il mio sentire.
Mi sembravano regole scritte da altri,
e io, proprio io che volevo uscire dalle gabbie altrui,
mi ritrovavo a inseguire schemi che
non mi appartenevano.
Poi qualcosa è cambiato.
Ho continuato a scrivere,
anche nei giorni in cui non avevo voglia.
Anche quando le parole sembravano stanche.
E pian piano ho trovato
la mia voce.
Ho capito che
il diario non deve somigliare a nulla,
se non a te stesso.
Può essere un diario della gratitudine, certo,
ma solo se quella gratitudine nasce dal cuore e
non da un esercizio imposto.
Per me, è stato – ed è –
un diario delle riflessioni.
Uno spazio dove posso guardarmi dentro
senza giudizio.
Scrivendo,
le parole diventano ponti.
E da quei ponti,
piano piano, arriva anche la gratitudine.
Quella vera. Quella che nasce da un ascolto sincero.
Scrivere a mano, poi,
rende tutto ancora più magico.
Uso l’iPad e "CollaNote",
un’applicazione che amo.
Per qualcuno potrà sembrare infantile,
ma per me è una forma d’arte.
Mi permette di variare tratti, colori, sfondi…
Ogni pagina ha la sua atmosfera.
Ogni giorno, la sua vibrazione.
Oggi,
guardando quella cartella di un anno fa,
ho sentito una carezza invisibile.
E ho capito una cosa:
non si tratta solo di scrivere.
Si tratta di ricordare a se stessi
che si sta vivendo davvero.